Prima tenuto a catena all’esterno, senza nemmeno un riparo, e poi ancora legato in casa, costretto con una corda molto corta al termosifone, tanto da non riuscire a compiere che pochi passi. Così è stato trovato Max, un giovane cane di tre anni sequestrato dalle guardie zoofile dell’OIPA di Varese.

Intervenute per accertare una segnalazione presso un’abitazione di Lonate Ceppino, durante il sopralluogo gli agenti non solo hanno trovato il cane in stato di forte stress, causato dalla limitazione dei movimenti, ma anche delle precarie condizioni igieniche. Accanto a lui, infatti, vi erano vi erano ciotole sporche di cibo secco e il muro imbrattato dalle impronte dell’animale. Inoltre, l’acqua a sua disposizione, se pur presente, si presentava di colore verdastro.

Durante il sopralluogo le guardie hanno appurato anche la presenza di una catena all’esterno dell’abitazione in luogo sprovvisto di qualsiasi tipo di riparo, segno del fatto che il cane, anche all’esterno, veniva costretto a catena, una pratica fortemente lesiva del benessere dell’animale e vietata dalla normativa vigente in Lombardia e diverse altre regioni.

Nella maggior parte delle situazioni riscontrate dalle guardie OIPA la catena risulta un escamotage per impedire all’animale di fuggire da recinzioni inadeguate e purtroppo sono ancora tanti i detentori di cani che utilizzano questo metodo per costringere l’animale a rimanere in un’area delimitata o per non permettergli di oltrepassare una recinzione non in sicurezza.

Nel caso specifico, tuttavia, viene lecito domandarsi perché il cane venisse tenuto legato anche in casa. Forse per evitare che sporcasse il resto dell’abitazione? O per punirlo ingiustamente? A quanto pare l’assurda motivazione addotta era che il cane potesse trasmettere delle malattie.

Una volta richiesto l’intervento del veterinario pubblico e accertate le condizioni di sofferenza per l’animale, le guardie, di comune accordo con il medico veterinario dell’ATS, hanno proceduto a sanzionare il proprietario per l’illecito accertato in base al  Regolamento Regionale (Art 6 Comma 6 R.R.2 aprile/2017), che vieta la detenzione dei cani a catena e con qualsiasi altro strumento di contenzione similare (salvo che per ragioni sanitarie certificate da un veterinario) procedendo infine anche con l’applicazione della sanzione accessoria del sequestro amministrativo così da condurre il cane in sicurezza.

In Italia non c’è ancora una legge nazionale che impone il divieto degli animali a catena, ma sono già diverse le regioni che seguendo l’esempio dell’Emilia Romagna, la prima ad aver introdotto il divieto nel 2013, si sono via via adeguate. Oltre all’Emilia Romagna, il divieto è in vigore anche in Lombardia, Veneto, Umbria, Puglia, Campania e Lazio, regioni dove le guardie zoofile dell’OIPA possono avvalersi di uno strumento legislativo in più per contrastare degli illeciti a danno degli animali d’affezione.