Nonostante la legge regionale lo vieti, è un malcostume molto diffuso nella provincia
Cani costretti a vivere con una catena fissa al collo, senza la possibilità di muoversi liberamente, senza poter esplorare neanche il giardino della propria abitazione, condannati ad una vita da prigionieri: solo nel 2018 il nucleo delle guardie zoofile dell’OIPA di Pesaro Urbino è intervenuto in 35 casi di cani legati a catena fissa in tutto il territorio provinciale, prescrivendone l’immediata rimozione.
Grazie alle molte segnalazioni ricevute dai cittadini, le guardie zoofile dell’OIPA sono potute intervenire in diversi casi di cani che, vivendo all’esterno dell’abitazione sempre o solo in assenza dei proprietari, subivano questa forma di detenzione gravemente lesiva del benessere del cane: nella maggior parte dei casi la catena risulta un escamotage per impedire all’animale di fuggire da recinzioni inadeguate e non a norma. Imponendo l’eliminazione della catena e la messa in sicurezza delle recinzioni per evitare pericolose fughe, nonché la creazione di aree idonee che permettessero ai cani di muoversi senza costrizioni, in molti hanno riacquistato la libertà.
“Sono ancora troppi i detentori di cani che utilizzano questo metodo per costringere l’animale a rimanere in un’area delimitata o per non permettergli di oltrepassare una recinzione non in sicurezza – dichiara Matteo Ceccolini, coordinatore del nucleo delle guardie zoofile dell’OIPA di Pesaro Urbino – Oltre a impedire un bisogno etologico del cane, ovvero quello di muoversi liberamente, questa pratica va contro la legge regionale n. 10 del 20 gennaio 1997, che dal 2015 include uno specifico divieto per la detenzione dei cani a catena. Come guardie zoofile monitoriamo quindi quotidianamente per garantire il rispetto della normativa vigente per la tutela del benessere animale”.