Un anno d’indagini delle guardie zoofile dell’OIPA nell’operazione denominata “Dirty Beauty” hanno portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di trenta proprietari di cani e di quattro veterinari contestando i reati di maltrattamento di animali, falso ideologico, utilizzo di atto falso e concorso in reato. In un anno il nucleo capitolino delle Guardie Zoofile dell’OIPA ha effettuato controlli in esposizioni e gare nazionali ed internazionali, identificando proprietari di cani che presentavano vistose mutilazioni di coda e orecchie e acquisendo copie dei certificati veterinari esibiti per giustificare i tagli.
Lunghe, difficili e pazienti indagini di polizia giudiziaria eseguite dagli agenti dell’OIPA hanno permesso di appurare che nella maggior parte dei casi i certificati esibiti erano falsi, con carte intestate copiate o completamente falsificate. In quattro casi i certificati avevano intestazioni di veterinari esteri: informazioni ottenute tramite le rispettive ambasciate hanno portato ad accertare la falsità delle certificazioni. Alcuni certificati sono invece risultati autentici, ma hanno lasciato aperti molti dubbi in quanto riconducibili sempre ai medesimi medici veterinari, come se i cani affetti da oteomatoma, otite cronica o feriti alla coda, fossero tutti portati per le cure presso questi studi medici, anche se distanti dalle residenze dei proprietari. Questi certificati autentici, ma anomali, sono comunque inviati dall’OIPA ai vari ordini provinciali di appartenenza e alla FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari) per le valutazioni e i provvedimenti del caso.
Il taglio delle orecchie e della coda per motivi estetici è vietato dalla Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987 e ratificata dall’Italia con la Legge n.201 del 2010. Eppure, nonostante questa pratica sia illegale quindi perseguibile ai sensi dell’articolo 544 ter del Codice Penale, ancora è molto praticata in razze come dobermann, cane corso, pitbull, american staffordshire e diverse altre appartenenti al gruppo dei molossoidi. Il motivo? Come sempre il profitto. I cani che partecipano a raduni ed esposizioni vincendo guadagnano prestigio, di conseguenza i cuccioli che saranno procreati da questi “campioni” avranno un valore di mercato elevato, anche decine di migliaia di euro, così come le “monte” per le quali saranno “noleggiati” avranno un ritorno economico cospicuo per il proprietario.
I cosiddetti standard di razza previsti dalla FCI (Federazione Cinologica Internazionale) ovvero la federazione internazionale che raggruppa associazioni di allevatori – per l’Italia ne è membro l’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) – purtroppo per molte razze prevedono ancora orecchie e coda tagliate, inducendo così i proprietari dei cani a sottoporre illegalmente i cani alle operazioni di conchectomia (taglio delle orecchie) e caudotomia (taglio della coda) per fini “estetici”.
Le indagini delle guardie zoofile OIPA proseguiranno e verranno estese a tutta Italia, invitiamo quindi a segnalare casi di mutilazioni ai recapiti pubblicati su sito www.guardiezoofile.info