L’obiettivo perseguito nel lavoro quotidiano delle guardie zoofile dell’OIPA è frutto di una scelta: quella di stare dalla parte degli animali, di difenderli ed aiutarli; e se è vero che, come diceva Michel Foucault “il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione”, è proprio la conoscenza che permette, anche ai proprietari, di garantire il benessere degli animali con cui condividono la vita.
Perché se è vero che, in moltissimi casi, i maltrattamenti che vengono perpetrati ai danni degli animali sono frutto del totale disinteresse dei proprietari, è anche vero che in altre occasioni il vero colpevole è l’ignoranza. Ignoranza che porta a non sapere che le condizioni di vita del proprio animale siano, non solo contrarie al benessere dell’animale, ma anche in contraddizione con leggi, etica e morale. Ed è qui che il lavoro della guardia zoofila dell’OIPA si tramuta da repressivo e punitivo ad informativo: non solo sequestri, quindi, ma azioni di cultura. Cultura sulla corretta gestione degli animali; cultura rispettosa dei bisogni etologici delle specie diverse dalla nostra ma con cui condividiamo la quotidianità; cultura, infine, che genera cambiamenti radicali, sia per gli animali, che per gli umani.
Due casi, affrontati dal nucleo delle guardie zoofile dell’OIPA di Catania, ci dimostrano proprio come anche questo aspetto sia di fondamentale importanza.
La prima storia è quella di Billy, cane da caccia “in pensione” di 10 anni, soprannominato “il cane del fusto d’olio”, perché viveva in giardino, legato a catena, confinato all’interno di un fusto d’olio che per anni ha rappresentato la sua cuccia. I proprietari di Billy, stupiti di sentir definire la situazione del proprio cane come “inadeguata”, si giustificarono dicendo che il cane viveva legato a catena per evitare le sue fughe in strada, causate dalla rottura della la serratura del cancello…diciamo “per il suo bene”. Dopo un lungo lavoro di informazione, le guardie zoofile hanno dato tempo una settimana per sistemare la situazione, e il successivo controllo ha dato grandi frutti: Billy, oltre che essere stato chippato, era libero di scorrazzare per il giardino, in sicurezza, e per lui era stata adibita una zona con cuscini dove poteva riposare in pace. Lo sguardo di Billy, prima spento e rassegnato, aveva una luce diversa: lo abbiamo ammirato felice e scodinzolante a scorrazzare tra gli alberi, ora intento a scavare buche, ora intento a giocare con le arance cadute dagli alberi.
Il secondo caso invece è quello di Rocky, un incrocio corso che viveva in un recinto di fortuna, fatto con materiali di recupero, su un pavimento fatto di sola terra e pietre, cosparso di deiezioni. Il proprietario, che per ragioni personali non poteva tenerlo in casa, aveva costruito quel recinto in attesa di tornare a vivere insieme. Date le dovute indicazioni, ora Rocky vive in un box di 6 mt x 2,5 mt, pavimento rialzato da terra in cemento e copertura antiscivolo, base perimetrale in mattoni, rete elettrosaldata, porta in ferro, altezza totale oltre 2 mt, cuccia in cemento e mattoni, tettoia e coibentazione. Tutto lindo e pulito. Persino le ciotole erano nuove. E ora Rocky ci ha accolto felice e scodinzolante, grazie al suo proprietario, ora consapevole dei bisogni e delle necessità del cane, con il quale ora compie anche passeggiate ed uscite giornaliere.