Proseguono i controlli a tappeto delle guardie zoofile dell’OIPA di Napoli che, durante un sopralluogo effettuato nel comune di Terzigno, hanno riscontrato una situazione di cattiva detenzione relativa a due cani legati a catena in un ambiente pieno di rifiuti.
Temendo che gli animali fuggissero dalla proprietà, i due cani, che al controllo non risultavano neanche iscritti all’anagrafe canina, erano tenuti legati con delle catene alla loro cuccia, impediti nei movimenti e costretti a compiere solo pochi passi.
Dopo aver sanzionato il proprietario e impartito delle prescrizioni per una detenzione adeguata al loro benessere, anche sotto il profilo igienico sanitario, al controllo successivo le guardie zoofile hanno appurato l’applicazione delle stesse. Tramite la pulizia dell’area dedicata e l’allestimento di una recinzione, i due cani, regolarizzati tramite l’applicazione del microchip, erano finalmente liberi di sgambare.
Purtroppo, come riscontrano le guardie zoofile dell’OIPA, sono molto frequenti i casi di cani che vivendo all’esterno dell’abitazione o in assenza dei proprietari, subiscono questa forma di detenzione gravemente lesiva del benessere del cane.
Nella maggior parte delle situazioni la catena risulta un escamotage per impedire all’animale di fuggire da recinzioni inadeguate e non a norma e sono ancora troppi i detentori di cani che utilizzano questo metodo per costringere l’animale a rimanere in un’area delimitata o per non permettergli di oltrepassare una recinzione non in sicurezza. Oltre a impedire un bisogno etologico del cane, ovvero quello di muoversi liberamente, questa pratica, nel caso della Campania, va contro la Legge regionale 3/2019, che include uno specifico divieto per la detenzione dei cani a catena.
Imponendo l’eliminazione della catena e la messa in sicurezza delle recinzioni per evitare pericolose fughe, nonché la creazione di aree idonee che permettono ai cani di muoversi senza costrizioni, in molti riacquistano la libertà.
In Italia non c’è ancora una legge nazionale che impone il divieto degli animali a catena, ma sono già diverse le regioni che seguendo l’esempio dell’Emilia Romagna, la prima ad aver introdotto il divieto nel 2013, si sono via via adeguate. Oltre all’Emilia Romagna, il divieto è in vigore anche in Lombardia, Veneto, Umbria, Puglia, Campania e Lazio, regioni dove le guardie zoofile dell’OIPA possono avvalersi di uno strumento legislativo in più per contrastare degli illeciti a danno degli animali d’affezione.