Le cattive abitudini sono dure a morire, non fanno eccezione quelle che riguardano il maltrattamento degli animali, purtroppo. Reprimere la libertà di un animale legandolo a catena è un maltrattamento che evoca la schiavitù, per questo prosegue l’impegno del Nucleo di guardie zoofile dell’OIPA di Roma, coordinate da Claudio Locuratolo, sempre in azione per liberare i cani sfruttati per la caccia e spesso detenuti a catena in luoghi angusti nell’operazione denominata “Spartacus”.

Promossa alcuni anni fa, dopo anni di lavoro e numerosi interventi, “Spartacus” ha portato al rinvenimento di molte strutture abusive a Roma e provincia, al sequestro di più di sessanta cani da caccia, con le conseguenti denunce all’Autorità Giudiziaria per i maltrattamenti ai quali sono stati sottoposti gli animali, oltre a sanzioni per migliaia di euro. Un’operazione che prosegue tuttora, perché nonostante la legge regionale lo vieti, di “schiavi” soggiogati dai loro aguzzini ce ne sono ancora tanti.

Non sono soltanto i cani da caccia ad essere ancora detenuti a catena, spesso si trovano i cosiddetti “cani campanello” o “allarme”, tenuti legati all’ingresso dell’abitazione così da avvisare della presenza di estranei. Situazioni analoghe si riscontrano anche per cani legati a guardia degli orti.

Quella degli animali a catena è una pratica ancora diffusa in tutta la provincia di Roma, in particolare nell’hinterland, nei piccoli comuni dove nessuno vigila sul rispetto delle regole a tutela degli animali.

Spesso costretti a vivere in condizione di maltrattamento fisico e psichico, legati nella sporcizia, esposti alle intemperie, tanti cani trascorrono in queste terribili condizioni gran parte della loro vita.

Tutto questo nonostante il Lazio si sia dotato di una normativa molto severa. Nell’agosto 2021, anche grazie all’interlocuzione dell’OIPA, che lo chiedeva da tempo, la Regione Lazio ha finalmente introdotto il divieto a catena dei cani e di tutti gli animali d’affezione, adeguandosi a quanto già fatto da Campania, Veneto, Puglia, Umbria, Lombardia ed Emilia Romagna. La sanzione prevista per i trasgressori può arrivare a 2500 euro.

Le guardie zoofile dell’OIPA sono da sempre impegnate nel contrasto a questa pratica crudele, svolgono regolarmente controlli per vigilare sul rispetto del divieto, ove in vigore, sanzionare i trasgressori e, nei casi più gravi, denunciare all’Autorità Giudiziaria per maltrattamento di animali, ma i cittadini devono denunciare, l’omertà rende complici passivi dei maltrattatori.

Da tempo l’OIPA chiede l’introduzione del divieto a catena dei cani e di tutti gli animali d’affezione anche a livello nazionale.